La burocrazia soffoca le pmi: una zavorra da 80 miliardi all’anno

In Italia un nemico invisibile grava come un macigno sull’intero sistema produttivo: la burocrazia. Secondo una recente analisi dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, il costo che le piccole e medie imprese italiane devono sopportare ogni anno per adempiere a obblighi amministrativi inutilmente complessi sfiora gli 80 miliardi di euro.

Una cifra enorme che, per le microimprese, si traduce in un peso insostenibile, fatto di carte, timbri, autorizzazioni, file interminabili e norme spesso incomprensibili. A farne le spese è soprattutto il tessuto produttivo più fragile: le piccole attività che rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana. Ogni ora trascorsa per compilare un modulo, ogni risorsa destinata alla gestione di pratiche eccessivamente complicate è tempo e denaro sottratto alla crescita, all’innovazione, alla competitività. E i numeri confermano l’entità del problema: in Italia, il 24% delle imprese impiega oltre il 10% del proprio personale per adempiere agli obblighi normativi. Nessun altro Paese in Europa registra un dato peggiore. La media Ue si ferma al 17%, in Germania è all’11%.

È il sintomo di una macchina pubblica lenta e inadeguata, incapace di tenere il passo con le trasformazioni economiche e digitali in atto. Una pubblica amministrazione che, nonostante alcune eccellenze (come sanità, università e sicurezza), continua a presentare gravi inefficienze strutturali, in particolare nel Mezzogiorno. Gli ultimi dati elaborati dall’Università di Göteborg sono impietosi: su 210 regioni europee, la Puglia si colloca al 195° posto per qualità istituzionale, la Calabria al 197°, il Molise al 207° e la Sicilia al 208°. Nel frattempo, qualcosa si muove. Lo scorso aprile il governo ha approvato un disegno di legge che prevede l’abrogazione di oltre 30.700 norme obsolete, risalenti addirittura al periodo tra il 1861 e il 1946. Una misura che, una volta definitiva, ridurrà del 28% il numero totale delle norme vigenti.

È un passo nella giusta direzione, ma ancora troppo timido rispetto alla portata del problema. Se vogliamo rilanciare davvero il nostro sistema produttivo e liberare le energie imprenditoriali del Paese, occorre una riforma profonda e coraggiosa della macchina amministrativa. La semplificazione non può più attendere: non è solo una questione di efficienza, ma di sopravvivenza per migliaia di imprese italiane.

Condividi questo articoli
Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp