Arriva una boccata d’ossigeno per le piccole e medie imprese italiane. Il governo, nelle scorse settimane, ha ufficializzato la tanto attesa proroga dell’obbligo di stipulare polizze assicurative contro eventi catastrofali, inizialmente previsto in tempi più brevi. Il nuovo provvedimento, accolto positivamente anche da FederTerziario, introduce scadenze differenziate in base alla dimensione aziendale, tenendo conto delle difficoltà operative e finanziarie che molte realtà produttive stanno affrontando.
Le piccole e medie imprese avranno tempo fino al 1° ottobre 2025 per mettersi in regola, mentre le microimprese potranno contare su un’ulteriore finestra temporale, con una scadenza fissata al 1° gennaio 2026. Rimangono, invece, vincolate alla data del 31 marzo 2025 le grandi imprese, che tuttavia potranno beneficiare di una moratoria di 90 giorni sull’applicazione delle sanzioni, usufruendo, quindi, di un ulteriore margine temporale utile per completare gli adeguamenti necessari.
L’obiettivo dell’esecutivo è duplice: da un lato, rafforzare la resilienza del sistema produttivo nazionale di fronte a fenomeni naturali sempre più frequenti e devastanti, dall’altro, concedere alle imprese un lasso di tempo adeguato per valutare le offerte del mercato assicurativo, evitando così di incorrere in scelte affrettate o penalizzanti sul piano economico. La proroga, inoltre, apre lo spazio a un confronto più ampio tra mondo imprenditoriale, compagnie assicurative e istituzioni, finalizzato a chiarire e definire parametri comuni riguardo a coperture minime, premi, franchigie e massimali di indennizzo. Un dialogo necessario in un contesto normativo ancora in evoluzione e caratterizzato da molte incertezze interpretative.
Con questa mossa, il governo punta a costruire le basi per un sistema assicurativo più trasparente, accessibile e sostenibile, che possa davvero tutelare le imprese italiane dai danni provocati da eventi calamitosi, sempre più imprevedibili a causa dei cambiamenti climatici. Una scelta che va nella direzione della salvaguardia del tessuto economico nazionale, che non sacrifichi la sostenibilità finanziaria delle imprese più vulnerabili.