Nel panorama europeo del welfare aziendale emerge con chiarezza un divario significativo tra ciò che le imprese ritengono di offrire e la reale percezione dei dipendenti. Secondo i dati del Great Employees Benefits Study (GEBS) 2025, realizzato dal gruppo Epassi in collaborazione con Pole Star Advisory e l’Aalto University School of Business, il 77% delle aziende europee considera le proprie politiche di welfare efficaci, ma solo il 54% dei lavoratori si dichiara realmente soddisfatto. Il report, emblematicamente intitolato “Il grande gap”, mette in evidenza come le buone intenzioni delle imprese spesso non trovino corrispondenza nella vita quotidiana dei lavoratori. L’indagine – condotta su un campione di oltre 6mila dipendenti e 1.400 tra dirigenti e responsabili Hr di aziende con più di 50 collaboratori – restituisce un quadro complesso. In Italia, solo il 65% dei lavoratori afferma di sentirsi coinvolto nella propria attività, una percentuale nettamente inferiore rispetto ai livelli registrati in Svezia e Finlandia (91%), nei Paesi Bassi (90%) e nel Regno Unito (88%).
La ricerca invita quindi a una riflessione più profonda: il welfare aziendale deve evolvere da insieme di iniziative scollegate a sistema integrato e personalizzato, capace di rispondere alle diverse esigenze individuali. In Italia, tuttavia, il percorso appare ancora in salita. I dati mostrano che il 35% dei dipendenti considera i benefit aziendali poco utili o non adatti alle proprie necessità, mentre solo il 38% delle imprese dichiara di adottare misure efficaci per migliorare l’esperienza lavorativa. Anche la percezione dei progressi è limitata: appena il 32% dei lavoratori italiani nota miglioramenti concreti nella propria vita professionale, contro il 58% dei colleghi britannici e il 62% di quelli olandesi.
Per FederTerziario, questa fotografia evidenzia la necessità di un cambio di prospettiva strutturale: il welfare aziendale deve diventare un elemento strategico della cultura d’impresa, non un insieme di iniziative marginali. Solo così sarà possibile costruire modelli realmente inclusivi, capaci di valorizzare le persone e, al tempo stesso, rafforzare la competitività delle aziende
Welfare aziendale: il divario tra imprese e lavoratori resta ampio. Serve uncambio di paradigma
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